Pubblichiamo l’articolo della testata Winenews uscito il 14 agosto

No, la Francia non è poi così lontana per il top del vino italiano. Se si esclude Bordeaux, che sul mercato secondario continua a primeggiare, ma perdendo mese dopo mese importanti quote di mercato, il resto della produzione d’Oltralpe è decisamente alla portata. La dimostrazione arriva dal report (Luglio 2015) del Liv-ex (www.liv-ex.com), il benchmark più rappresentativo del mercato dei fine wine, che certifica un sorpasso storico, quello dell’Italia sulla Borgogna: le grandi etichette del Belpaese hanno rappresentato una quota del 7% degli scambi dello scorso mese sul mercato secondario, contro il 6,7% dei borgognoni.

Come sempre, a tirare la volata è stato il Sassicaia, con le annate 2011 e 2012 che si confermano, di gran lunga, le più scambiate tra le etichette tricolore, ma il risultato è stato raggiunto anche grazie alle performance di Masseto, Ornellaia, Solaia, Tignanello, Messorio Macchiole, Redigaffi Tua Rita, Barbaresco e Langhe Sori Tildin Gaja, Barolo Luciano Sandrone, protagonisti con le ultime 10 annate dell’“Italy 100”, l’indice dedicato all’Italia del Liv-ex. 

Ottima anche la performance di un vino che non rientra negli indici, ma che si è rivelato come il terzo italiano più scambiato a luglio, forte anche di una critica internazionale decisamente positiva, il Brunello di Montalcino 2010 di Argiano, segno tangibile di un’annata che è destinata a rimanere negli annali della storia enologica del Paese.
Dietro, come detto, guadagnano tutti posizioni su Bordeaux, che, comunque, è bene ricordarlo, rappresenta ancora una quota di poco inferiore al 75% di tutte le bottiglie scambiate. Particolarmente positivo, non tanto sul dato mensile, quanto sul trend degli ultimi anni, lo Champagne, che nel 2010 valeva appena l’1,4% degli scambi, ed oggi, invece, ha raggiunto una ragguardevole quota del 5,5%. Bene anche la macrocategoria “Resto of the World”, che comprende etichette di Spagna, Usa, Australia e Portogallo, che insieme valgono poco più del 4% delle vendite sul mercato secondario, mentre sembra aver definitivamente perso lo slancio degli ultimi anni i vini della Valle del Rodano, lontani dai livelli del 2014, con una quota che si ferma al 2,5%.